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lunedì 23 maggio 2011

Dicono di me - Intervista con anticipazioni su InfoOggi.it, 16 maggio 2011

A. Bugno alla NoFrame Gallery
Uno sguardo duale sull'Italia del Tricolore: a Reggio Emilia con Andrea Bugno a cura di Oriana Barberio

Italianità in Essenza, è il titolo della mostra proposta da Andrea Bugno, all’interno del Festival della Fotografia Europea, organizzato a Reggio Emilia per i 150 anni dall’Unità d’Italia. E in questo contesto l’artista ci ha raccontato se stesso attraverso lo storytelling dei suoi scatti.

Barberio: Si è scelta la città di Reggio nell'Emilia perché il tricolore nasce qui, e tu lo metti in mostra attraverso quattro temi specifici: la Moda, la Morale, l’Epoca e la Passione.
Bugno: Sono foto che hanno in comune la tricromia tipica della bandiera italiana. Sono diverse ma non spontanee, non giornalistiche. C’è una concettualizzazione, una metaforica espressione, si vede nelle stoffe che celebrano l’eccellenza della Moda italiana attraverso i tessuti del cuoio toscano, del cotone, del cashmere di Biella, dove spicca l’artigianalità dell’operaio. Nella Morale ci sono i filippini, numerosi in Italia, avvolti nei drappi della nostra bandiera, a sottolinearne l’integrazione nel tessuto sociale e quindi nel tessuto delle bandiere. Nell’altra mostra, Fenix, la rinascita del popolo argentino si accosta al simbolo della fenice che acquista vita dalle proprie ceneri per spiccare il volo. Tra la passione hobbistica e il dilettantismo viene fuori un’analisi realista, di tipo giornalistico e antropologico, che analizza gli assi socio culturali, di un popolo, ricercati nei tratti di idiosincrasia. Racconto in realtà un’Argentina produttiva, dinamica, ottimista e in piena crescita, in uscita dalla più grave crisi, quella del 2002, che ha colpito uno Stato considerato sovrano nella storia moderna. Un percorso di ricerca per verificarne il tutto giocando con gli opposti e con le contraddizioni, cosa che mi caratterizza in pieno dato che sono artista e scientifico, in quanto ingegnere.

Vitalidad - Energia
Barberio: Si tratta anche di uno sguardo antropologico?
Bugno: Ci sono diversi sguardi, ma unico è quello che propongo allo spettatore. Si nota un’enfasi diversa, all’interno della quale convivono gli italiani in tricolore e poi quella sull’Argentina, che ricorda un periodo artistico diverso dove ho iniziato il percorso professionale fotografico.
Barberio: E questo contrasto lo cogliamo anche nei colori, il rosso, il verde, il giallo e l’allegria di un popolo povero ma festoso per il carnevale, per il culto religioso, o nel gioco degli scacchi, del domino, o ancora allo stadio e nel rodeo.
Bugno: Sì, è una visione ottimista, anche se la prima foto è in bianco e nero, un non colore; rappresenta l’entrata di un cimitero nel quale alberga l’assenza di vita, e la regia, gli zoom, restano invece di forte vitalità.
Pasiòn - La fuerza de la uniòn
Barberio: Bugno appare quale regista che si fonde con lo scatto, così come l’antropologo vive l’esperienza di ciò che analizza fino a scomparire nel soggetto per lasciar trasparire la verità assoluta, ponendo l’occhio dietro alla scena.
Bugno: Caratteristica unica finora, realizzata negli ultimi due anni, dopo l’esperienza di vita vissuta. Una commistione del mio essere con l’Argentina. Un occhio di condivisione, che in molte circostanze evidenzia la vicinanza al punto di vista della gente. Ad esempio sono vicino al cartoneros che guarda chi sta lavorando; al gaucho sul rodeo, a cinque metri nell’arena; sono nel carnevale fra le piume della maschera di chi sfila; nella curva dello stadio.

Flexibilidad - La determinaciòn de los cartoneros
Barberio: Cosa pensano gli argentini dell’Italia?
Bugno: Li chiamano i latini che parlano italiano, sono la stragrande maggioranza sugli spagnoli, c’è una forte radice italiana che li rappresenta, negli ani ‘30 furono fra le cinque potenze mondiali. Essere italiani in Argentina è un vanto, è degno di stima e ammirazione. Per questo ho associato i due popoli, che hanno caratteristiche culturali, comportamentali, simili. Negli usi che si uniscono alle abitudini italiane, come quelle dei vecchi che giocano a carte nei paesi o delle genti che vanno allo stadio in città.
Barberio: C’è un altro spazio più intimo che è preludio di un’altra mostra, ce ne vuoi parlare?
Bugno: Non ho definito titoli né concetti, ho in mente Onyrix, un riferimento onirico. C’è un forte parallelismo, un’allusione al mattino presto, circa le quattro, per andare in un posto preciso che non anticipo, una grande regione paludosa dalla fauna ricchissima. Patrimonio incontaminato. Parto di notte e compio un viaggio per vedere l’alba, con un sole forte nel cielo, un viaggio in macchina, notturno, e l’alba di giorno, è un parallelismo: c’è il sonno e il sogno, sono visioni non ben definite. Il risveglio coi primi raggi del sole, col quale si inizia a capire di essere coscienti, di avere idee e propositi, pensieri per il giorno; dal dormiveglia poi si arriva alla coscienza di chi inizia il giorno e termina la fase onirica. Foto coscienti e incoscienti, la precoscienza e la coscienza, sensazioni, emozioni, idee, che si materializzano.
Barberio: Prima di salutarti vorremmo chiederti se è prevista una tua prossima mostra a Roma?
Bugno: È la mia città. Mi piacerebbe trovare lo spazio giusto e prestigioso che mi possa ospitare.

Andrea Bugno nasce a Roma si dedica agli studi classici per poi diventare ingegnere. Dirigente e poi imprenditore; a soli undici anni, nel suo primo viaggio in Kenia, scopre la cinepresa del nonno ingegnere, e si appassiona alla fotografia passando dalla Vhs agli strumenti per la fotografia.
Lo stile: fra la razionalità dell’ingegneria e l’emotività della foto, si trasforma in un osservatore poliedrico e dualistico. Nel realismo più narrativo, i suoi scatti sono spontanei, un mezzo per concettualizzare l’immagine e spingersi nel simbolo.

Dicono di me - La Voce del Tabaccaio n. 16 del 2 maggio 2011


martedì 10 maggio 2011

Dicono di me - il Resto del Carlino, 10 maggio 2011


"La fotografia mi ha cambiato la vita. Ho bilanciato ragione ed emozioni"
Ho lasciato un lavoro da manager per dedicarmi a quest'arte!



martedì 12 aprile 2011

Italianità in Essenza. La mia mostra in occasione del Festival della Fotografia Europea di Reggio Emilia, dal 6 al 15 maggio 2011

Il filo conduttore della mia mostra, Italianità in Essenza, da un lato ripercorre il leitmotiv proposto dal Festival evidenziando le rappresentazioni del tricolore nei temi della moda, della morale, dell'epoca e della passione, dall’altro descrive il popolo argentino, attraverso la mia esperienza dei vita vissuta a Buenos Aires.
Le foto sono interpretate da un punto di vista metaforico - che trascende la realtà apparentemente espressa - e diventano così lo strumento per concettualizzare l’essenza di italianità narrata in entrambe le mie collezioni.



La Moda-screpolature
Italia nel Tricolore: la Moda, la Morale, l'Epoca, la Passione

prima collezione


La collezione è formata da quattro foto principali di grande formato che sintetizzano secondo la mia visione ciascuno dei temi nominati. 

Come nella prima foto, la Moda-screpolature: giocando con la policromia del tricolore, attraverso immagini descrittive, si vuole ricordare l’eccellenza nella moda italiana nei tessuti: il cashmere di Biella, il cuoio della Toscana, il cotone. Nello stesso tempo, esaltando la rugosità e la aridità della mano in primo piano, si vuole alludere alla grande fatica e all’impegno di tanti operatori, anche artigiani ed operai, non solo imprenditori e stilisti, che portano avanti questo modello italiano.

La Morale-ricamo
Nella foto che rappresenta la Morale-ricamo, si nota una lunga bandiera in primo piano, che non si trova in commercio, perché talmente grande che è stata composta con tre stoffe sfuse, ancora da cucire insieme. Appunto : “cucire insieme”. E la sequenza dei colori? Cambia l’ordine degli addendi ma il risultato non cambia. I personaggi non sono identificabili soggettivamente ma, nella loro caratterizzazione universale ed oggettiva di “stranieri”, riportano al concetto di integrazione tra razze e popoli nella società moderna. La foto esemplifica la morale che, lontano dal concetto di Etica di Stato, si focalizza su un approccio individuale e non solo istituzionale ai valori della convivenza. Vivendo la condizione di immigrato in Argentina, ne parlo con cognizione di causa.


L'Epoca-gradiente
Nella terza foto, l’Epoca-gradiente: il marmo è il protagonista del tricolore. Esso appartiene a tutte le epoche: dalla civiltà romana, al rinascimento, al neoclassicismo, al fascismo. Non importa quale marmo sia, quello che importa è che sia un gradino, un pezzo di pietra che ha come segni gli squarci del tempo, gli infiniti passi che lo hanno scalato. Un’Italia che nasce da lontano, vive la sua Epoca ma è sofferta e sofferente con le sue rughe profonde… Un’Italia che avanza.
Il gradiente (rif. Wikipedia) rappresenta l’incremento e la direzione di massimo incremento di una funzione secondo tutti i suoi parametri e diverse dimensioni. La foto è come è stata scattata: orizzontale, il gradino scende o sale?


La Passione-amo
Nella quarta foto la Passione-amo: La scarpa bianca con striature nere, bilancia la durezza del marmo nella precedente foto L’Epoca-gradiente.
Qui l’immaginario diventa gentile, la scarpa è uno strumento di seduzione, un amo che attira e coinvolge nelle pieghe della passione.
E come nelle migliori tradizioni, l’autore (io), il giorno dopo aver scattato la sua foto, mangiato un bacio Perugina trova la frase perfetta: “La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca” (B. Graciàn). Un popolo latino, passionale, romantico, appassionato.

Fenix , l’Argentina che rinasce , L’immigrazione  

italiana e l’essenza autoctona del popolo argentino

seconda collezione.


La collezione è patrocinata dell'Ambasciata Argentina in Italia.

Il Progetto, denominato Fenix, già esposto con l’Istituto Italiano di Cultura presso il Centro Cultural Borges a Buenos Aires nel 2007, e a Genova presso la Fondazione CASA America, in occasione dei festeggiamenti del Bicentenario Argentino, propone un percorso di ricerca delle forme di reazione della società argentina agli effetti della tremenda crisi dell’anno 2002, analizzando gli assi socio-culturali e le manifestazioni quotidiane come sostegno della gente per “andare avanti”. Fenix, come l’Araba Fenice, vuole testimoniare la resurrezione dalle ceneri e la possibilità di spiccare nuovamente il volo.

La prima foto del progetto, l’unica in bianco e nero, ed esposta anche a Reggio Emilia, é stata scattata nel Cimitero della Recoleta. Una vecchia tomba deteriorata e decadente ha un cancello a sbarre pieno di ragnatele che costituiscono una prova del grado di abbandono. Questa immagine suggerisce l’allegoria della ricerca: la morte, l’oscurità e la decadenza convivono con le ragnatele, simbolo della forza di volontà del ragno nel suo continuo sforzo di ricerca di prede, di crescita, di sviluppo. La ragnatela, in realtà, non é morte ma, al contrario, simbolo di vita e vitalità del ragno.
Le altre foto, in successione, mostrano eventi e testimonianze della rinascita argentina, rappresentata nel progetto Fenix:

LA VITALITA’, LA SENSUALITA’, LA SPIRITUALITA’,LA RELIGIOSITA’, LA DIGNITA’, LA MEMORIA, LA PASSSIONE, I VINCOLI, L’AUDACIA, L’EMOTIVITA’, LA FURBIZIA, LA CREATIVITA’, LA FLESSIBILITA’, LA CULTURA.

Fenix, Vidalidad
Nel tentativo di descrivere l’ Argentina con uno sguardo attento all’interpretazione della sua cultura, ho viaggiato, fotografato, incontrato gente, mi sono mescolato nella folla, nelle processioni, nelle manifestazioni. In qualche occasione, ho avuto accesso al palco dei comizi di Plaza de Mayo, alla pista del carnevale di Gualeguaychù e al rodeo di Lobos, per avere l’opportunità di stare a pochi centimetri dai protagonisti. Mi sono travestito da suonatore di tamburo per nascondere la macchina fotografica ed entrare, complice la tifoseria, che mi ospitava, alla curva dello stadio. Esperienze intense e realistiche, che hanno stimolato la mia creatività e il mio stile.

Italianità in Essenza, mostra fotografica di Andrea Bugno

presso NoFrame Gallery, via San Pietro Martire, 11 - Reggio Emilia
Inaugurazione, sabato 7 maggio 2011 ore 19.00 

lunedì 11 aprile 2011

Fotografia Europea 2011. Verde, bianco, rosso. Una fotografia dell'Italia.

Dopo cinque edizioni in cui la visione italiana è stata contestualizzata e confrontata con la più ampia situazione europea, quest’anno la manifestazione s’inserisce a pieno titolo nell'ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell' Unità d'Italia. Come afferma il sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio “La sesta edizione di Fotografia Europea incrocia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, un appuntamento a cui Reggio Emilia, città in cui è nata la bandiera Tricolore come simbolo di unità tra diverse città nel 1797, ha voluto dedicare molta attenzione. Anche Fotografia Europea interpreta questa sensibilità. Verde, bianco, rosso. Una fotografia dell’Italia, un titolo che richiama alla mente per affinità l’opera del nostro Luigi Ghirri, declinerà a suo modo questo legame con le radici nazionali. La stessa Reggio Emilia, città della fotografia e della cultura dell’immagine che si è affermata in ambito europeo, sottolineerà quest’anno la sua natura profondamente italiana, come città delle piazze in cui si esprimono la convivenza della comunità e la qualità di vita, con strade imbandierate che conducono al museo e alla sala del Tricolore”.